Come cambierà il reddito di cittadinanza dopo le elezioni del 25 settembre
Nei programmi dei partiti in vista del voto del mese prossimo vengono evidenziate tutte le criticità del sussidio simbolo di questa legislatura, ma è altamente improbabile che cambi qualcosa già nel 2023: tutti gli scenari e le ipotesi con il nuovo governo.
Il centrodestra è, secondo tutti i sondaggi, ampiamente in testa in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. Che cosa ne sarà del reddito di cittadinanza, misura simbolo dell’attuale legislatura e cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, se Giorgia Meloni dovesse uscire netta vincitrice dalle urne? E cosa “dicono” in merito al sussidio i programmi dei principali partiti, in base a quello che è dato sapere oggi? C’è chi nell’arco parlamentare propone una strategia di modifiche al reddito di cittadinanza, chi vuole rafforzarlo, chi non disdegnerebbe un sostanziale passo indietro molto vicino all’abolizione.
Cosa succederà dopo le elezioni del 25 settembre
Fino al 25 settembre se ne parlerà tanto, ma è difficile che arrivino parole più nette di così da Meloni, Salvini o Berlusconi sul reddito di cittadinanza. In primis, perché a ricevere il sussidio sono nuclei di qualsiasi colore politico e attaccare il reddito di cittadinanza non è una strategia che porta voti nell’immediato. E poi perché anche in caso di futura sostituzione del reddito di cittadinanza con sussidi di altro tipo (impensabile lasciare anche solo per un mese senza un sostegno minimo milioni di famiglie in povertà assoluta), la transizione sarebbe complessa, delicata e senz’altro non immediata. Secondo i dati Inps, oltre 2 milioni di nuclei familiari, ovvero circa 4,65 milioni di persone, hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità di reddito di cittadinanza. Milioni di voti.
E’ molto diffiche che qualcosa cambi da gennaio 2023, tanto per intenderci. Di modifiche sostanziali al reddito di cittadinanza se ne parlerebbe solo più in là, negli anni a venire. Il nuovo governo, qualsiasi esso sia, inizierà a operare a pieno regime probabilmente intorno alla fine di ottobre, e avrà altre urgenze: in primis, solo una manciata di settimane per scrivere la nuova legge di bilancio e le urgenze a ottobre e novembre saranno dunque altre. Per l’anno prossimo eventuali novità al sussidio saranno dunque marginali.
Tra le misure di politiche attive del lavoro e di contrasto alla povertà il reddito di cittadinanza è una delle più popolari e diffuse; istituita con decreto legge nel gennaio 2019, è diventata operativa dal 6 marzo dello stesso anno. Lo scorso anno il reddito di cittadinanza era stato opportunamente rifinanziato in legge di bilancio. Nel 2021 è costato quasi 9 miliardi di euro. Tra qualche mese spetterà al nuovo governo decidere come muoversi ma abolire il sussidio da subito non è un’opzione. Tra l’altro un sussidio anti-povertà c’è in tutti i Paesi europei, aprire una crisi sociale cancellandolo – per di più in un autunno che sul fronte economico si preannuncia a dir poco “faticoso” per le famiglie italiane – non è nell’interesse di nessun politico, slogan a parte.
In sintesi: la cancellazione del reddito di cittadinanza non è un’opzione realistica nel futuro prossimo, chiunque vinca le elezioni.